venerdì 19 giugno 2009

FIABA DELLA LIGURIA


LA MATRIGNA
C'era una volta un oste che era rimasto vedovo con una figlia incredibilmente bella. Quest'uomo si risposò con una donna bella anche lei ma lungi da eguagliare la bellezza della figliastra; così la matrigna ne divenne ben presto tremendamente gelosa. Tanto fece e tanto disse che riuscì a convincere il marito a separarsi dalla figlia, benché molto a malincuore. E un giorno, l'uomo disse a sua figlia: «Vieni che andiamo a fare una passeggiata». Partirono e dopo avere attraversato boschi e fiumi, giunti infine a una collina, l'oste disse alla ragazza di aspettarlo un momento che andava a raccogliere dei fiori per lei. Passò un'ora, ne passarono due e il padre non si vedeva. La ragazza, sentendosi abbandonata, si mise a piangere. Dopo un pò sentì dei passi e andò a vedere, ma si trovò in mezzo a una banda di briganti. Questi, ammirati dalla sua bellezza, non le fecero alcun male e decisero di prenderla con loro per tenerla a casa come una sorella.

Così visse un po’ di tempo, finché un giorno, mentre preparava da mangiare per i briganti, vide arrivare una vecchia che fece entrare in casa e alla quale offrì tutto quello che poteva farle piacere; poi le disse di venire quando volesse. La vecchia, che era una strega, le chiese il permesso di venire tutti i giorni a pettinare i suoi bei capelli e la ragazza acconsentì. Il giorno dopo, mentre la pettinava, la vecchia le piantò una spilla in testa e se ne andò. Quando i briganti arrivarono la trovarono trasformata in statua; ebbero un bel chiamarla, scuoterla, metterla accanto al fuoco: non servì a nulla. Decisero allora di conservarla come fosse una statua, mettendola in un posto dove tutti, passando, potevano vederla.

Accadde così che il figlio del re, essendo venuto un giorno a caccia in questa foresta con tutto il suo seguito, trovò questa bella ragazza inanimata e subito la fece portare nel suo palazzo e la fece chiudere nella sua camera, proibendo a tutti di entrarvi. Questa proibizione, come era ben prevedibile, finì per eccitare la curiosità generale e soprattutto quella della sorella del principe, la quale tanto fece che riuscì ad entrare nella camera, vide questa bellissima ragazza senza vita e, ammirandone gli splendidi capelli, ebbe voglia di pettinarli. Subito sentì la capocchia della spilla, la tirò via e la ragazza tornò in vita. La principessa corre subito a chiamare il fratello e questi, appena apre la porta e vede la ragazza rianimata, le si getta ai piedi pregandola di volerlo come suo sposo. Il matrimonio fu celebrato, ma i due ebbero ben pochi giorni di felicità da trascorrere insieme, perché venne dichiarata la guerra e il figlio del re dovette partire affidando la moglie alle cure dei parenti.

Sul finire di quell'anno la sposa ebbe due bei gemelli, uno maschio e l'altra femmina. Subito venne inviato un fedele domestico con una lettera per il marito. Il domestico cavalca a lungo e quando si fa sera caso vuole che egli vada a farsi ospitare nella locanda del padre della ragazza. La matrigna, che tutte sapeva delle venture della sua figliastra, approfittò del sonno del messaggero per rubare la lettera e sostituirla con un'altra nella quale stava scritto che la giovane sposa aveva partorito due cani, uno maschio e l'altra femmina. Quando venne il mattino il domestico, che di nulla poteva sospettare, si rimise in strada e giunse infine al figlio del re. Si può ben immaginare come questi restasse colpito dalla strana notizia, ma rispose, scrivendo un'altra lettera, che in ogni caso i due neonati fossero salvaguardati, cani o gatti che fossero. Il domestico torna e per strada si ferma ancora a dormire nella stessa locanda. Durante la notte, la matrigna s'impadronisce anche di questa lettera e la sostituisce con un'altra nella quale si ordinava di disfarsi della madre e dei bambini.

Quando ricevette quest'ordine, la famiglia, stupita, esitò a lungo; alla fine, pensando che così bisognasse fare, decisero di mandar via la madre e i bambini. La poveretta partì piangendo, con un bambino per braccio, senza saper dove andare. Giunta in un bosco, accese tre fuocherelli, uno per il Signore, uno per la Vergine e uno per Sant'Antonio, poi si mise a pregare come non aveva mai pregato. Appena ebbe finito la preghiera, intese una voce che diceva: «Che cosa vuoi?». Ed ella rispose: «Io chiedo una casa e i mezzi per allevare i miei poveri bambini». Non aveva ancora finito di parlare che la casa si innalzava miracolosamente davanti ai suoi occhi. Felice, rese grazie a Dio per questo miracolo e si sistemò nella nuova casa dove ella visse in pace, crescendo i suoi bambini; ma il ricordo del marito e della crudeltà che aveva mostrato verso di lei non si poteva cancellare.

Nel frattempo, la guerra era finita e il figlio del re era ritornato. Quando seppe cos'era successo, si fece portare la lettera che conteneva l'ordine scellerato e capì come una tale assurdità avesse potuto avere luogo. Furioso, si mise alla ricerca della moglie e dei bambini: cammina cammina, con il vento con la pioggia e con il sole, una sera arrivò alla casetta dove i tre sventurati abitavano. Bussò alla porta chiedendo ospitalità e la donna, che immediatamente l'aveva riconosciuto, gli diede da mangiare quel che c'era di meglio; poi gli diede una camera per dormire.Il mattino seguente il bambino entrò nella camera e vedendo che un braccio del padre pendeva fuori dal letto, lo rialzò dicendo: «Ritorna lassù, braccettino del mio papà!». Il principe si svegliò, ma non sapeva se aveva capito bene. Allora lasciò cadere una gamba e questa volta fu la figlioletta a rialzare la gamba dicendo: «Ritorna lassù, piedino del mio papà!». Allora il principe, raggiante di gioia, guardò bene i due bambini e, fatta venire la madre, riconobbe anche lei. La abbracciò, la strinse al petto e le raccontò che cosa era successo, e intanto lei ascoltava con le lacrime agli occhi. La matrigna, riconosciuta colpevole di tutte queste sventure, fu punita come meritava, mentre gli altri quattro tornarono a corte, dove vissero a lungo felici e contenti.

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